Il mondo di Naruto
29/06/2023
Perché il mondo ama i ninja? A darci la risposta, il leggendario attore di Hollywood Sho Kosugi e un ricercatore in letteratura!
"Perché i ninja sono famosi in tutto il mondo?"
Una volta, quando ancora vivevo a Los Angeles, mi capitò di assistere insieme ad un amico americano ad uno spettacolo acrobatico. Nel vedere quegli artisti, urlò "Wow! Sono proprio dei ninja!", come se fosse la cosa più naturale del mondo... solo che non lo è.
Nel mondo di oggi, tutti sanno cosa sia un ninja: li vediamo costantemente in televisione, al cinema e in tutta una serie di gadget e prodotti vari, tra cui quelli appartenenti alla celeberrima saga di "NARUTO".
Eppure per me, che sono giapponese, il concetto che il resto del mondo ha dei ninja è estremamente strano, per non dire affascinante. Più e più volte mi sono chiesto in che modo questa figura sia riuscita ad arrivare oltreoceano, a distaccarsi dallo stereotipo originale e a crearsi un posto nell'immaginario collettivo occidentale. Più e più volte mi sono chiesto "Ma com'è che i ninja sono diventati famosi nel resto del mondo?"; e, alla fine, ho ricevuto una risposta nientemeno che da Sho Kosugi, famoso attore di Hollywood.
Una volta, quando ancora vivevo a Los Angeles, mi capitò di assistere insieme ad un amico americano ad uno spettacolo acrobatico. Nel vedere quegli artisti, urlò "Wow! Sono proprio dei ninja!", come se fosse la cosa più naturale del mondo... solo che non lo è.
Nel mondo di oggi, tutti sanno cosa sia un ninja: li vediamo costantemente in televisione, al cinema e in tutta una serie di gadget e prodotti vari, tra cui quelli appartenenti alla celeberrima saga di "NARUTO".
Eppure per me, che sono giapponese, il concetto che il resto del mondo ha dei ninja è estremamente strano, per non dire affascinante. Più e più volte mi sono chiesto in che modo questa figura sia riuscita ad arrivare oltreoceano, a distaccarsi dallo stereotipo originale e a crearsi un posto nell'immaginario collettivo occidentale. Più e più volte mi sono chiesto "Ma com'è che i ninja sono diventati famosi nel resto del mondo?"; e, alla fine, ho ricevuto una risposta nientemeno che da Sho Kosugi, famoso attore di Hollywood.
Salito alla ribalta con il film "L'invincibile ninja" (1981) e i suoi seguiti e soprannominato "La prima star giapponese da un milione di dollari", Sho è stato il centro del cosiddetto "Ninja Boom", fenomeno verificatosi negli anni '80 negli Stati Uniti che ha portato alla ribalta la figura del ninja: perciò, chi meglio di lui può spiegare il modo in cui essa si è diffusa nel mondo e i connotati che ha assunto nel farlo?
E chissà che questa sua analisi non getti nuova luce sulla fama di "NARUTO" e ci aiuti a spiegare i motivi del suo successo!
Perciò, io e Sho ci siamo seduti a tavolino e abbiamo parlato di tutto e di più, dagli albori dello stereotipo americano di ninja fino ad arrivare alle luci e alle ombre del ninja boom. E non è tutto! Nell'articolo troverete anche uno studio a cura del professor Toshihiro Inoue della Sonoda Women's University in cui verrà analizzato il contesto culturale che si cela dietro il ninja boom!
E chissà che questa sua analisi non getti nuova luce sulla fama di "NARUTO" e ci aiuti a spiegare i motivi del suo successo!
Perciò, io e Sho ci siamo seduti a tavolino e abbiamo parlato di tutto e di più, dagli albori dello stereotipo americano di ninja fino ad arrivare alle luci e alle ombre del ninja boom. E non è tutto! Nell'articolo troverete anche uno studio a cura del professor Toshihiro Inoue della Sonoda Women's University in cui verrà analizzato il contesto culturale che si cela dietro il ninja boom!
Sommario
・I concetti di "forza interiore" e di "ardore" alla base del successo americano di "NARUTO"
・Quando i ninja presero a usare i nunchaku: l'America pre-cultura ninja
・Dal taekwondo ai gadget da 007: il ninja come supereroe
・Additato dalle masse come "il ninja": il ninja boom visto dagli occhi di una star
・Adottare gli elementi giusti senza fossilizzarsi sulla forma: i principi alla base del successo di opere come "NARUTO"
・Il pistolero, l'artista marziale, il ninja e "NARUTO": gli archetipi dell'eroe americano spiegati da un ricercatore in letteratura
・Combattere il male dentro di sé. Analogie e differenze tra Naruto e la letteratura USA
・Quando i ninja presero a usare i nunchaku: l'America pre-cultura ninja
・Dal taekwondo ai gadget da 007: il ninja come supereroe
・Additato dalle masse come "il ninja": il ninja boom visto dagli occhi di una star
・Adottare gli elementi giusti senza fossilizzarsi sulla forma: i principi alla base del successo di opere come "NARUTO"
・Il pistolero, l'artista marziale, il ninja e "NARUTO": gli archetipi dell'eroe americano spiegati da un ricercatore in letteratura
・Combattere il male dentro di sé. Analogie e differenze tra Naruto e la letteratura USA
-Sho, hai mai visto NARUTO?
Sho Kosugi (succ. "Sho"): sì, mi è capitato di vedere l'anime qualche volta. E, devo dire, i personaggi sono proprio interessanti!
Prendiamo, ad esempio, Naruto, il protagonista. All'inizio, Naruto ci viene presentato come un paria del villaggio di Konoha, però presto scopriamo che ha "ardore", e cioè una grande forza interiore e che lo porta ad andare avanti per la sua strada a dispetto di ciò che pensano gli altri. Ecco, un personaggio così, in occidente, è un personaggio che piace, uno per cui ti viene subito voglia di fare il tifo. Prendiamo un altro grande esempio di outsider: l'ispettore Callaghan, interpretato da Clint Eastwood. Come Naruto, anche Callaghan è taciturno, un vero lupo solitario che non si fa problemi a dire ciò che pensa e ad agire nel momento del bisogno.
Sho Kosugi (succ. "Sho"): sì, mi è capitato di vedere l'anime qualche volta. E, devo dire, i personaggi sono proprio interessanti!
Prendiamo, ad esempio, Naruto, il protagonista. All'inizio, Naruto ci viene presentato come un paria del villaggio di Konoha, però presto scopriamo che ha "ardore", e cioè una grande forza interiore e che lo porta ad andare avanti per la sua strada a dispetto di ciò che pensano gli altri. Ecco, un personaggio così, in occidente, è un personaggio che piace, uno per cui ti viene subito voglia di fare il tifo. Prendiamo un altro grande esempio di outsider: l'ispettore Callaghan, interpretato da Clint Eastwood. Come Naruto, anche Callaghan è taciturno, un vero lupo solitario che non si fa problemi a dire ciò che pensa e ad agire nel momento del bisogno.
-Credo che tu abbia ragione. A pensarci bene, sono in tanti ad apprezzare questa caratteristica di Naruto.
Sho: altri elementi che trovo estremamente interessanti sono i concetti di "resilienza" e "repressione" di cui la storia è pregna.
Questi concetti (i quali sono, peraltro, presenti anche nei personaggi da me interpretati) sono ritrovabili anche nel più classico dei canovacci dei film d'azione americani, quello che vuole il protagonista alla ricerca di vendetta nei confronti di chi ha attentato alla vita o ucciso i suoi familiari. In queste storie, il nostro protagonista supera mille avversità per poi arrivare al cattivo di turno, di cui riesce a sbarazzarsi trovando dentro di sé la forza per farlo.
Sho: altri elementi che trovo estremamente interessanti sono i concetti di "resilienza" e "repressione" di cui la storia è pregna.
Questi concetti (i quali sono, peraltro, presenti anche nei personaggi da me interpretati) sono ritrovabili anche nel più classico dei canovacci dei film d'azione americani, quello che vuole il protagonista alla ricerca di vendetta nei confronti di chi ha attentato alla vita o ucciso i suoi familiari. In queste storie, il nostro protagonista supera mille avversità per poi arrivare al cattivo di turno, di cui riesce a sbarazzarsi trovando dentro di sé la forza per farlo.
-Nella prossima domanda, vorrei parlare di un altro ninja: tu! Come hai fatto a diventare l'attore ninja più famoso di Hollywood?
Sho: fin da piccolo - da quando frequentavo le elementari, per la precisione - ho sempre avuto due passioni: il karate e il baseball. Quest'ultima, in particolare, mi spinse, quando arrivò il momento di scegliere quale università frequentare, a provare ad iscrivermi ad un ateneo rinomato per la sua squadra. Purtroppo, però, non passai l'esame d'ammissione... per ben due volte! La cosa mi fece stare talmente male da farmi prendere in considerazione l'idea di suicidarmi. Per fortuna, però, le mie sorelle decisero di darmi una mano: mi comprarono un biglietto di sola andata per Los Angeles e mi dissero di trasferirmi in America e "ricominciare da capo".
Avevo 19 anni quando misi piede per la prima volta negli Stati Uniti. La mia vita consisteva nell'andare a scuola e fare svariati lavoretti part-time. Ricordo che, all'epoca, c'era la kung-fu mania, e tutti andavano matti per Bruce Lee. Fu grazie a lui che cominciò a maturare in me l'idea di imitarlo e portare il karate in occidente. La vera svolta, però, arrivò quando, un giorno, un mio collega dell'università americano mi chiese di insegnargli il karate, perché fu a quel punto che decisi di fare le cose per bene e di organizzare un corso ben strutturato. L'idea si rivelò un successo, tanto che riuscii persino ad aprire un dojo, prendere parte a vari tornei nazionali e a tenere delle sessioni in collaborazione con maestri di svariate arti marziali. Complessivamente, il dojo è riuscito ad accumulare più di 600 riconoscimenti, tra trofei e medaglie.
Farmi un nome come karateka mi portò a cercare di realizzare un altro sogno, che avevo fin da quando ero piccolo: diventare un attore professionista. Ci provai per otto lunghi anni: ma tutto quello che riuscii a ottenere fu giusto qualche comparsata. Proprio quando ero sul punto di arrendermi, però, ottenni un'audizione per "L'invincibile ninja", che sarebbe uscito nelle sale nel 1981. Al provino si presentarono centinaia di candidati... ma a ottenere il ruolo fui io, il giapponese che sapeva usare le armi e conosceva il karate.
Sho: fin da piccolo - da quando frequentavo le elementari, per la precisione - ho sempre avuto due passioni: il karate e il baseball. Quest'ultima, in particolare, mi spinse, quando arrivò il momento di scegliere quale università frequentare, a provare ad iscrivermi ad un ateneo rinomato per la sua squadra. Purtroppo, però, non passai l'esame d'ammissione... per ben due volte! La cosa mi fece stare talmente male da farmi prendere in considerazione l'idea di suicidarmi. Per fortuna, però, le mie sorelle decisero di darmi una mano: mi comprarono un biglietto di sola andata per Los Angeles e mi dissero di trasferirmi in America e "ricominciare da capo".
Avevo 19 anni quando misi piede per la prima volta negli Stati Uniti. La mia vita consisteva nell'andare a scuola e fare svariati lavoretti part-time. Ricordo che, all'epoca, c'era la kung-fu mania, e tutti andavano matti per Bruce Lee. Fu grazie a lui che cominciò a maturare in me l'idea di imitarlo e portare il karate in occidente. La vera svolta, però, arrivò quando, un giorno, un mio collega dell'università americano mi chiese di insegnargli il karate, perché fu a quel punto che decisi di fare le cose per bene e di organizzare un corso ben strutturato. L'idea si rivelò un successo, tanto che riuscii persino ad aprire un dojo, prendere parte a vari tornei nazionali e a tenere delle sessioni in collaborazione con maestri di svariate arti marziali. Complessivamente, il dojo è riuscito ad accumulare più di 600 riconoscimenti, tra trofei e medaglie.
Farmi un nome come karateka mi portò a cercare di realizzare un altro sogno, che avevo fin da quando ero piccolo: diventare un attore professionista. Ci provai per otto lunghi anni: ma tutto quello che riuscii a ottenere fu giusto qualche comparsata. Proprio quando ero sul punto di arrendermi, però, ottenni un'audizione per "L'invincibile ninja", che sarebbe uscito nelle sale nel 1981. Al provino si presentarono centinaia di candidati... ma a ottenere il ruolo fui io, il giapponese che sapeva usare le armi e conosceva il karate.
-A proposito de "L'invincibile ninja", si dice che sia stato proprio questo film a causare il ninja boom che ha fatto impazzire l'America negli anni '80. Tuttavia, ciò che sfugge a molti è il contesto in cui tale film sia diventato famoso - il "background culturale", se vogliamo. Tu, che hai vissuto tutto ciò in prima persona, cosa puoi dirci a riguardo?
Sho: la cosa più importante da tenere a mente è che per Hollywood, all'epoca, i protagonisti dovevano essere maschi e bianchi. L'idea di un protagonista giapponese era semplicemente inconcepibile. Pensa che, all'inizio il film si sarebbe dovuto chiamare "Dance of death" o qualcosa del genere.
Mi ricordo che, tutto contento per aver passato il provino, mi recai nelle Filippine per cominciare le riprese. Il primo giorno, però, il regista e il produttore fermarono l'attore che avrebbe dovuto interpretare il protagonista e lo licenziarono perché, cito testualmente, "non era fotogenico". La sera stessa, poi, il produttore mandò a chiamare anche me. Io andai da lui pensando "perfetto, ora vedi che mandano a casa anche me"; e invece mi disse: "Non ho mai visto qualcuno grosso come te muoversi così agilmente. Come stuntman sei sprecato, quindi sai che c'è? Ora cambio il copione!" e scrisse la parte che avrei effettivamente interpretato, quella di Hasegawa, il co-protagonista. Per me fu un vero e proprio miracolo!
Sho: la cosa più importante da tenere a mente è che per Hollywood, all'epoca, i protagonisti dovevano essere maschi e bianchi. L'idea di un protagonista giapponese era semplicemente inconcepibile. Pensa che, all'inizio il film si sarebbe dovuto chiamare "Dance of death" o qualcosa del genere.
Mi ricordo che, tutto contento per aver passato il provino, mi recai nelle Filippine per cominciare le riprese. Il primo giorno, però, il regista e il produttore fermarono l'attore che avrebbe dovuto interpretare il protagonista e lo licenziarono perché, cito testualmente, "non era fotogenico". La sera stessa, poi, il produttore mandò a chiamare anche me. Io andai da lui pensando "perfetto, ora vedi che mandano a casa anche me"; e invece mi disse: "Non ho mai visto qualcuno grosso come te muoversi così agilmente. Come stuntman sei sprecato, quindi sai che c'è? Ora cambio il copione!" e scrisse la parte che avrei effettivamente interpretato, quella di Hasegawa, il co-protagonista. Per me fu un vero e proprio miracolo!
-E, sempre per restare in tema "L'invincibile ninja", in quel film non solo hai interpretato Hasegawa, ma hai anche fatto da controfigura a Franco Nero, il protagonista!
Sho: proprio così. Ricordo che Franco Nero, un italiano che aveva recitato in parecchi film spaghetti western, non ne sapeva niente né di ninja, né di arti marziali. Per dirti, all'inizio impugnava la katana al contrario, con la lama rivolta verso di sé (ride). Insomma, una volta capito che non sarebbe mai riuscito ad apprendere posture e movenze in un tempo utile, la regia decise che avrei dovuto fargli da controfigura. Tanto, tra i vestiti da ninja e il cappuccio, chi vuoi che mi avrebbe riconosciuto? (ride)
Comunque, Nero non era il solo ad essere impreparato: anche il resto del cast e dello staff, prima di allora, non avevano mai sentito parlare dei ninja. Per esempio, ricordo che prima di partire chiesi allo staff se mi sarei dovuto portare dietro qualche arma o qualche attrezzo ninja particolare, ma loro mi risposero "Tranquillo, prendiamo tutto nelle Filippine". Partirono senza niente, capisci? (ride) Ovviamente, reperire delle armi nelle Filippine dei primi anni '80 fu impossibile. Non avendo scelta, quelli della regia decisero di giocarsi l'unica carta a loro disposizione: usarono i Tonfa e i Nunchaku che mi ero portato per allenarmi.
Sho: proprio così. Ricordo che Franco Nero, un italiano che aveva recitato in parecchi film spaghetti western, non ne sapeva niente né di ninja, né di arti marziali. Per dirti, all'inizio impugnava la katana al contrario, con la lama rivolta verso di sé (ride). Insomma, una volta capito che non sarebbe mai riuscito ad apprendere posture e movenze in un tempo utile, la regia decise che avrei dovuto fargli da controfigura. Tanto, tra i vestiti da ninja e il cappuccio, chi vuoi che mi avrebbe riconosciuto? (ride)
Comunque, Nero non era il solo ad essere impreparato: anche il resto del cast e dello staff, prima di allora, non avevano mai sentito parlare dei ninja. Per esempio, ricordo che prima di partire chiesi allo staff se mi sarei dovuto portare dietro qualche arma o qualche attrezzo ninja particolare, ma loro mi risposero "Tranquillo, prendiamo tutto nelle Filippine". Partirono senza niente, capisci? (ride) Ovviamente, reperire delle armi nelle Filippine dei primi anni '80 fu impossibile. Non avendo scelta, quelli della regia decisero di giocarsi l'unica carta a loro disposizione: usarono i Tonfa e i Nunchaku che mi ero portato per allenarmi.
-Aspetta, mi stai dicendo che il motivo per cui nelle produzioni americane di tanto in tanto saltano fuori stranezze come ninja che impugnano i Nunchaku... sei tu!?
Sho: può darsi. Strano come uno pensi di aver vinto alla lotteria grazie a un ruolo del genere, e poi si trovi ad interpretare tutto fuorché un ninja (ride). Scherzi a parte, in un certo senso è stato davvero come vincere alla lotteria... (*Secondo la sua autobiografia, "L'invincibile ninja" ha ottenuto incassi per 8 miliardi di yen al cambio attuale)
Sho: può darsi. Strano come uno pensi di aver vinto alla lotteria grazie a un ruolo del genere, e poi si trovi ad interpretare tutto fuorché un ninja (ride). Scherzi a parte, in un certo senso è stato davvero come vincere alla lotteria... (*Secondo la sua autobiografia, "L'invincibile ninja" ha ottenuto incassi per 8 miliardi di yen al cambio attuale)
Tralaltro, mi venne un dubbio simile con l'arrivo delle "Tartarughe ninja", in cui uno dei protagonisti usava dei Nunchaku. Ricordo che, guardandolo, mi chiesi: "Ma si saranno mica ispirati a me per questo?"
Ad ogni modo, come terminammo le riprese del primo film, mi venne subito chiesto di fare da protagonista per il sequel, "Ninja la furia umana" (1982).
Ad ogni modo, come terminammo le riprese del primo film, mi venne subito chiesto di fare da protagonista per il sequel, "Ninja la furia umana" (1982).
-Quali aspetti dei ninja hai voluto mostrare in "Ninja la furia umana"?
Sho: sicuramente aspetti più fedeli alla realtà. Proprio per questo, decisi di andare in viaggio a Iga e Koka, dove ci sono i musei ninja. Volevo capire bene che armi usassero e qualsiasi altra cosa potesse tornarmi utile sul lavoro. Alla fine, visto che mi resi conto di non poter proprio fare affidamento su Hollywood per questo genere di cose, decisi di creare la Sho Kosugi enterprise, un'azienda attraverso la quale farmi i costumi e l'attrezzatura.
-Eppure, nemmeno il ninja del sequel somiglia ad un "vero ninja". Che cambiamenti hai fatto per adattarlo al mercato americano?
Sho: tanto per cominciare, il mio ninja è più un supereroe, a metà tra Superman e Batman, che l'assassino-sabotatore che si aggira furtivo nell'ombra. Questa scelta, ovviamente, può piacere o meno; per quel che mi riguarda, ho scelto d'impersonare una figura che potesse piacere ai bambini.
Anche l'influenza della regia fu considerevole. Per esempio, in una delle scene si vede il ninja aggirarsi vestito di nero in pieno giorno: una cosa che non ha proprio senso.
Quando lo feci notare al produttore, la risposta fu: "Sì, ma se lo facciamo andare in giro di notte, vestito di nero, il pubblico neanche lo vedrà. Se, invece, lo ritrai in pieno giorno e vestito in quel modo, tutti penseranno: 'wow, figo!'". Lui pensava al pubblico, capisci? Credeva che una spia non sarebbe piaciuta a nessuno, quindi volevano ritrarlo come un supereroe.
Sho: sicuramente aspetti più fedeli alla realtà. Proprio per questo, decisi di andare in viaggio a Iga e Koka, dove ci sono i musei ninja. Volevo capire bene che armi usassero e qualsiasi altra cosa potesse tornarmi utile sul lavoro. Alla fine, visto che mi resi conto di non poter proprio fare affidamento su Hollywood per questo genere di cose, decisi di creare la Sho Kosugi enterprise, un'azienda attraverso la quale farmi i costumi e l'attrezzatura.
-Eppure, nemmeno il ninja del sequel somiglia ad un "vero ninja". Che cambiamenti hai fatto per adattarlo al mercato americano?
Sho: tanto per cominciare, il mio ninja è più un supereroe, a metà tra Superman e Batman, che l'assassino-sabotatore che si aggira furtivo nell'ombra. Questa scelta, ovviamente, può piacere o meno; per quel che mi riguarda, ho scelto d'impersonare una figura che potesse piacere ai bambini.
Anche l'influenza della regia fu considerevole. Per esempio, in una delle scene si vede il ninja aggirarsi vestito di nero in pieno giorno: una cosa che non ha proprio senso.
Quando lo feci notare al produttore, la risposta fu: "Sì, ma se lo facciamo andare in giro di notte, vestito di nero, il pubblico neanche lo vedrà. Se, invece, lo ritrai in pieno giorno e vestito in quel modo, tutti penseranno: 'wow, figo!'". Lui pensava al pubblico, capisci? Credeva che una spia non sarebbe piaciuta a nessuno, quindi volevano ritrarlo come un supereroe.
-Capisco. In effetti, anche dalle scene d'azione si capisce che il tuo stile di combattimento è piuttosto variegato per essere quello di un ninja.
Sho: il mio stile di base è quello di un karateka, e questo influenza anche la coreografia. Ad esso, però, ho deciso anche di aggiungere alcuni elementi di taekwondo e di combattimento all'arma bianca, che andavano di moda nei film d'azione dell'epoca. In particolare, tutti amavano i calci del taekwondo, motivo per cui ho deciso di implementarli.
Vuoi saperne un'altra? Mi è stato detto più e più volte che quando tiravo calci sembrava che danzassi: beh, questo perché sul set danzavo per davvero! All'università seguii un corso di ballo e, non per vantarmi, ma ero il migliore. (ride)
Sho: il mio stile di base è quello di un karateka, e questo influenza anche la coreografia. Ad esso, però, ho deciso anche di aggiungere alcuni elementi di taekwondo e di combattimento all'arma bianca, che andavano di moda nei film d'azione dell'epoca. In particolare, tutti amavano i calci del taekwondo, motivo per cui ho deciso di implementarli.
Vuoi saperne un'altra? Mi è stato detto più e più volte che quando tiravo calci sembrava che danzassi: beh, questo perché sul set danzavo per davvero! All'università seguii un corso di ballo e, non per vantarmi, ma ero il migliore. (ride)
-Un insieme di stili, eh? Mi sembra una cosa tipica dei film d'azione...
Sho: molti potranno pensare che fare una mischia francesca così di stili e tecniche sia inconcepibile; per me, però, è più importante che il film sia fatto bene e piaccia al pubblico.
Questo non vale solo per la coreografia, ma anche per le armi. Per esempio, mi sarebbe piaciuto far usare ai miei ninja dei gadget in stile "James Bond", come un orologio che fa da ricetrasmittente o qualcosa di simile che il pubblico avrebbe apprezzato. Per questo, nel film, il ninja ha gli Shuriken nella cintura e ha con sé Ninjato, cerbottane, Kogatane e tutta una serie di armi celate.
È anche una questione di mistero, capisci? Hai dei gadget nel cinturone, proprio come i supereroi, e non sai mai cosa salterà fuori da lì. Era questa l'idea che volevo dare, e credo che sia anche grazie a questo che il pubblico ha iniziato ad amare i ninja.
Sho: molti potranno pensare che fare una mischia francesca così di stili e tecniche sia inconcepibile; per me, però, è più importante che il film sia fatto bene e piaccia al pubblico.
Questo non vale solo per la coreografia, ma anche per le armi. Per esempio, mi sarebbe piaciuto far usare ai miei ninja dei gadget in stile "James Bond", come un orologio che fa da ricetrasmittente o qualcosa di simile che il pubblico avrebbe apprezzato. Per questo, nel film, il ninja ha gli Shuriken nella cintura e ha con sé Ninjato, cerbottane, Kogatane e tutta una serie di armi celate.
È anche una questione di mistero, capisci? Hai dei gadget nel cinturone, proprio come i supereroi, e non sai mai cosa salterà fuori da lì. Era questa l'idea che volevo dare, e credo che sia anche grazie a questo che il pubblico ha iniziato ad amare i ninja.
-L'uscita nelle sale di "Ninja la furia umana" avviene nel pieno del ninja boom. Che aria si respirava in America, a quel tempo?
Sho: quando, nel 1981, in America uscì "L'invincibile ninja", la parola "ninja" non era ancora entrata a far parte del gergo comune. Ricordo che durante le audizioni mi capitò di sentire degli attori spagnoli ripetere più e più volte la parola "ninha". Alchè, chiesi spiegazioni e mi venne detto che, in spagnolo, "ja" si pronuncia "ha" e che quegli attori stavano semplicemente dicendo "ninja", sbagliando però la pronuncia. Rimasi particolarmente sorpreso, perché non mi aspettavo che il termine fosse ancora così sconosciuto.
Quando, però, nel 1982 uscì "Ninja la furia umana", eravamo già nel pieno del ninja boom, e i ninja erano dappertutto. Per dirti, nei supermarket era normale vedere bambini vestiti da ninja. Poi, ogni giorno ricevevo lettere dai fan di tutto il mondo. Ricordo addirittura un fan che, avendo litigato con il fratello, mi chiese di nascondermi nella soffitta di casa sua e di saltare fuori all'improvviso per picchiarlo. (ride)
Sho: quando, nel 1981, in America uscì "L'invincibile ninja", la parola "ninja" non era ancora entrata a far parte del gergo comune. Ricordo che durante le audizioni mi capitò di sentire degli attori spagnoli ripetere più e più volte la parola "ninha". Alchè, chiesi spiegazioni e mi venne detto che, in spagnolo, "ja" si pronuncia "ha" e che quegli attori stavano semplicemente dicendo "ninja", sbagliando però la pronuncia. Rimasi particolarmente sorpreso, perché non mi aspettavo che il termine fosse ancora così sconosciuto.
Quando, però, nel 1982 uscì "Ninja la furia umana", eravamo già nel pieno del ninja boom, e i ninja erano dappertutto. Per dirti, nei supermarket era normale vedere bambini vestiti da ninja. Poi, ogni giorno ricevevo lettere dai fan di tutto il mondo. Ricordo addirittura un fan che, avendo litigato con il fratello, mi chiese di nascondermi nella soffitta di casa sua e di saltare fuori all'improvviso per picchiarlo. (ride)
-Se non ricordo male, il ninja boom è durato circa un paio d'anni...
Sho: esatto. In quel periodo, tra costumi di Halloween e Shuriken di gomma, gli introiti della mia azienda aumentarono esponenzialmente. Le città, poi, erano piene zeppe di dojo ninja e, alla fine, saltarono fuori persino delle riviste specializzate. Insomma, nel bene e nel male, il ninja era entrato a far parte della cultura americana: a quel punto, tutti sapevano cosa significasse.
Sho: esatto. In quel periodo, tra costumi di Halloween e Shuriken di gomma, gli introiti della mia azienda aumentarono esponenzialmente. Le città, poi, erano piene zeppe di dojo ninja e, alla fine, saltarono fuori persino delle riviste specializzate. Insomma, nel bene e nel male, il ninja era entrato a far parte della cultura americana: a quel punto, tutti sapevano cosa significasse.
-Quali pensi che siano i motivi per cui i ninja sono diventati così famosi in occidente?
Sho: in primis il costume. Nello specifico, il fatto che il costume copre tutto il corpo, lasciando intravedere solo gli occhi. Vedi, io sono fermamente convinto che, di tutti gli aspetti di cui è costituita la recitazione, quello di trasmettere le emozioni con il solo sguardo - l'arte di "recitare con gli occhi" - sia il più importante. C'è un elemento perturbante negli occhi di un ninja. Se a questo aggiungi i salti e le acrobazie, poi, ottieni una sorta di figura mistica, un eroe mitologico che suscita l'interesse del pubblico.
Sho: in primis il costume. Nello specifico, il fatto che il costume copre tutto il corpo, lasciando intravedere solo gli occhi. Vedi, io sono fermamente convinto che, di tutti gli aspetti di cui è costituita la recitazione, quello di trasmettere le emozioni con il solo sguardo - l'arte di "recitare con gli occhi" - sia il più importante. C'è un elemento perturbante negli occhi di un ninja. Se a questo aggiungi i salti e le acrobazie, poi, ottieni una sorta di figura mistica, un eroe mitologico che suscita l'interesse del pubblico.
-"NARUTO" è un'opera giapponese che riscuote successo pur trascendendo l'archetipo del ninja... E credo che lo stesso discorso valga anche per i tuoi film. Sei d'accordo?
Sho: potresti aver ragione. Ricordo che, da bambino, l'idea che avevo dei ninja era che fossero degli "eroi nell'ombra", che vivevano in un mondo di tenebra... che poi è il concetto che ho provato ad adattare per il pubblico statunitense.
Ora che il ninja è diventato una figura di dominio pubblico, però, questo "archetipo del ninja" è stato superato, e dell'originale resta ben poco. È un processo inevitabile: i concetti, dopotutto, sono fortemente ancorati al luogo e alla cultura in cui essi maturano. Se luogo e cultura cambiano, cambiano anche i concetti... e, a volte, finiscono pure per evolversi, creando saghe nuove e avvincenti come "NARUTO".
-Hai dei progetti per il futuro?
Sho: progetti... mi piacerebbe fare un film sul mio romanzo in due parti, "Yin-Yang Code". Parla di uno studente universitario della California che s'imbarca in un'avventura incentrata sulla figura di Kukai (noto anche come Kobo Daishi) e dell'oro segreto dell'imperatore.
-Grazie per l'interessante chiacchierata!
Sho: potresti aver ragione. Ricordo che, da bambino, l'idea che avevo dei ninja era che fossero degli "eroi nell'ombra", che vivevano in un mondo di tenebra... che poi è il concetto che ho provato ad adattare per il pubblico statunitense.
Ora che il ninja è diventato una figura di dominio pubblico, però, questo "archetipo del ninja" è stato superato, e dell'originale resta ben poco. È un processo inevitabile: i concetti, dopotutto, sono fortemente ancorati al luogo e alla cultura in cui essi maturano. Se luogo e cultura cambiano, cambiano anche i concetti... e, a volte, finiscono pure per evolversi, creando saghe nuove e avvincenti come "NARUTO".
-Hai dei progetti per il futuro?
Sho: progetti... mi piacerebbe fare un film sul mio romanzo in due parti, "Yin-Yang Code". Parla di uno studente universitario della California che s'imbarca in un'avventura incentrata sulla figura di Kukai (noto anche come Kobo Daishi) e dell'oro segreto dell'imperatore.
-Grazie per l'interessante chiacchierata!
Ho poi intervistato Toshihiro Inoue, professore al Dipartimento di Educazione Infantile della Facoltà di Educazione Umana della Sonoda Women's University. Il professor Inoue è un ricercatore specializzato in letteratura americana dal 19° all'inizio del 20° secolo, ma ha iniziato a studiare l'idea dei ninja in America dopo aver partecipato ad uno studio sui ninja alla Mie University.
Cosa amano gli americani dei ninja? Per quali motivi hanno apprezzato i film di Sho e "NARUTO"? Ce lo ha spiegato il nostro esperto di letteratura statunitense.
Cosa amano gli americani dei ninja? Per quali motivi hanno apprezzato i film di Sho e "NARUTO"? Ce lo ha spiegato il nostro esperto di letteratura statunitense.
-Nel saggio "Il ninja: da elemento della cultura giapponese a quella mondiale", lei spiega che l'idea americana dell'eroe guerriero è passata dal pistolero bianco dei western al maestro di kung fu tipo Bruce Lee, e l'idea che gli americani hanno del ninja è un'estensione di quest'ultima. Certo un ninja o un maestro di arti marziali sono ben diversi da un cowboy...come mai allora c'è stato questo cambiamento?
Toshihiro Inoue (succ. "Inoue"): gli anni '70 in America furono ricchi di avvenimenti, come l'avvento del femminismo e la sconfitta in Vietnam, che incentivarono la spinta al cambiamento della società americana e la varietà di idee. In un contesto simile, i film con l'eroe classico rappresentato dal pistolero bianco persero popolarità, e la ricerca di un'idea diversa di eroe si spostò verso un asiatico come Bruce Lee. Questo nuovo concetto calzava perfettamente anche agli altrettanto asiatici ninja.
Negli anni '80, quando iniziò il ninja boom, gli spettatori americani proiettavano sul ninja un'idea di "Asia misteriosa". Poi, con gli anni '90, si iniziarono a vedere i ninja autoctoni. In "Blade", un film uscito nel 1998, il tema principale erano i vampiri, ma il protagonista era completamente vestito di nero ed usava una katana come arma, per cui può essere considerato l'evoluzione del film americano, ovvero un film che ha fatto propri gli elementi dei ninja.
-Quindi, il nuovo personaggio di Blade era un prodotto della diffusione dell'idea del ninja. Sempre nel saggio, lei indica come caratteristiche del ninja americano l'essere "una pianta senza radici" e "bastevole a se stesso". Cosa intende?
Inoue: per quanto riguarda la pianta, intendo sì il "non appartenere a nessun luogo", ma nel senso di essere a mezza via tra due elementi, come per esempio il protagonista di "Blade" ha sia sangue umano che di vampiro e dunque non appartiene a nessuna delle due categorie. Oppure, nel film "Ninja Assassin" (2009) con la star coreana Rain, il protagonista è un orfano, dunque di nuovo una persona senza un mondo di appartenenza. Comunque, al di là dei ninja, l'eroe americano è spesso un essere senza radici.
L'altro aspetto, "bastevole a se stesso", si può dire provenga dal pistolero del West. Lui poteva contare solo sulle sue forze per proteggersi dai nemici nelle terre selvagge. Doveva anche reclamare da solo le proprie terre, secondo l'ideale presente in America fin dalla sua fondazione dell'uomo che raggiunge i suoi obiettivi con i propri sforzi. E questa caratteristica è visibile anche nei personaggi dei film di ninja statunitensi, che sono ninja che hanno appreso tecniche sovrumane grazie alla loro dedizione, coronando un sogno.
Credo quindi che in questo modo si siano incontrati gli elementi dell'eroe tipico americano e del misterioso ninja asiatico, e sia nato il ninja americano.
Toshihiro Inoue (succ. "Inoue"): gli anni '70 in America furono ricchi di avvenimenti, come l'avvento del femminismo e la sconfitta in Vietnam, che incentivarono la spinta al cambiamento della società americana e la varietà di idee. In un contesto simile, i film con l'eroe classico rappresentato dal pistolero bianco persero popolarità, e la ricerca di un'idea diversa di eroe si spostò verso un asiatico come Bruce Lee. Questo nuovo concetto calzava perfettamente anche agli altrettanto asiatici ninja.
Negli anni '80, quando iniziò il ninja boom, gli spettatori americani proiettavano sul ninja un'idea di "Asia misteriosa". Poi, con gli anni '90, si iniziarono a vedere i ninja autoctoni. In "Blade", un film uscito nel 1998, il tema principale erano i vampiri, ma il protagonista era completamente vestito di nero ed usava una katana come arma, per cui può essere considerato l'evoluzione del film americano, ovvero un film che ha fatto propri gli elementi dei ninja.
-Quindi, il nuovo personaggio di Blade era un prodotto della diffusione dell'idea del ninja. Sempre nel saggio, lei indica come caratteristiche del ninja americano l'essere "una pianta senza radici" e "bastevole a se stesso". Cosa intende?
Inoue: per quanto riguarda la pianta, intendo sì il "non appartenere a nessun luogo", ma nel senso di essere a mezza via tra due elementi, come per esempio il protagonista di "Blade" ha sia sangue umano che di vampiro e dunque non appartiene a nessuna delle due categorie. Oppure, nel film "Ninja Assassin" (2009) con la star coreana Rain, il protagonista è un orfano, dunque di nuovo una persona senza un mondo di appartenenza. Comunque, al di là dei ninja, l'eroe americano è spesso un essere senza radici.
L'altro aspetto, "bastevole a se stesso", si può dire provenga dal pistolero del West. Lui poteva contare solo sulle sue forze per proteggersi dai nemici nelle terre selvagge. Doveva anche reclamare da solo le proprie terre, secondo l'ideale presente in America fin dalla sua fondazione dell'uomo che raggiunge i suoi obiettivi con i propri sforzi. E questa caratteristica è visibile anche nei personaggi dei film di ninja statunitensi, che sono ninja che hanno appreso tecniche sovrumane grazie alla loro dedizione, coronando un sogno.
Credo quindi che in questo modo si siano incontrati gli elementi dell'eroe tipico americano e del misterioso ninja asiatico, e sia nato il ninja americano.
-Ora vorrei concentrarmi sui fattori che hanno portato "NARUTO" al successo mondiale. Ci sono elementi comuni fra il ninja americano e "NARUTO"?
Inoue: credo che anche il personaggio principale Naruto abbia questo elemento di "essere senza radici". È un orfano, ma anche una Forza Portante dell'Enneacoda. In sostanza, non è né un uomo normale né una volpe a nove code, ma qualcosa di intermedio tra loro.
Inoue: credo che anche il personaggio principale Naruto abbia questo elemento di "essere senza radici". È un orfano, ma anche una Forza Portante dell'Enneacoda. In sostanza, non è né un uomo normale né una volpe a nove code, ma qualcosa di intermedio tra loro.
-Quindi possiamo presumere che già questo basti a far sì che "NARUTO" abbia le carte in regola per essere amato dal pubblico statunitense.
Inoue: sì, e possiamo aggiungere un altro elemento di comunanza con la letteratura americana: la "battaglia contro il proprio lato malvagio interiore". In "NARUTO" c'è un episodio in cui, come parte del suo addestramento, viene accompagnato ad una cascata da Killer Bee, e lì affronta il suo io.
Esistono opere letterarie anche in America su questo tema. Per esempio, nel romanzo "Vandover and the Brute" di Frank Norris, un grande esponente del naturalismo statunitense, il protagonista ha un essere maligno in sé, che rappresenta il suo lato malvagio. Il personaggio combatte questo demone, ma alla fine soccombe. Un altro romanzo dello stesso autore con una struttura simile è "McTeague: A Story of San Francisco".
-In sostanza, "NARUTO" contiene degli elementi di romanzi americani del passato, e questo potrebbe essere il fattore che lo rende piacevole a quel pubblico.
Inoue: bisogna dire, però, che in "NARUTO" c'è una scena toccante in cui lui abbraccia il suo io malvagio. Questo non è presente nelle opere da me menzionate, e potrebbe essere oggetto di discussioni in quanto in occidente si avverte a volte una visione dicotomica di bene e male, in cui la parte malvagia deve essere sconfitta. Invece Naruto la abbraccia. Penso che questa presente in "NARUTO" sia una visione del mondo meravigliosa.
Inoue: sì, e possiamo aggiungere un altro elemento di comunanza con la letteratura americana: la "battaglia contro il proprio lato malvagio interiore". In "NARUTO" c'è un episodio in cui, come parte del suo addestramento, viene accompagnato ad una cascata da Killer Bee, e lì affronta il suo io.
Esistono opere letterarie anche in America su questo tema. Per esempio, nel romanzo "Vandover and the Brute" di Frank Norris, un grande esponente del naturalismo statunitense, il protagonista ha un essere maligno in sé, che rappresenta il suo lato malvagio. Il personaggio combatte questo demone, ma alla fine soccombe. Un altro romanzo dello stesso autore con una struttura simile è "McTeague: A Story of San Francisco".
-In sostanza, "NARUTO" contiene degli elementi di romanzi americani del passato, e questo potrebbe essere il fattore che lo rende piacevole a quel pubblico.
Inoue: bisogna dire, però, che in "NARUTO" c'è una scena toccante in cui lui abbraccia il suo io malvagio. Questo non è presente nelle opere da me menzionate, e potrebbe essere oggetto di discussioni in quanto in occidente si avverte a volte una visione dicotomica di bene e male, in cui la parte malvagia deve essere sconfitta. Invece Naruto la abbraccia. Penso che questa presente in "NARUTO" sia una visione del mondo meravigliosa.
C'è un altro punto tra le similarità e le differenze fra "NARUTO" e i ninja americani, e cioè i motivi che spingono il protagonista ad agire. Nei film di ninja americani delle opere di Sho e di altre, i protagonisti agiscono per vendetta personale o familiare, insomma per motivi egoistici. E anche per Naruto, almeno all'inizio, vale lo stesso: il motivo per cui vuole diventare Hokage, infatti, è quello di essere finalmente notato dagli altri.
Fin qui niente di diverso dai film di ninja made in USA, ma questo movente cambia nel corso della storia. Nella seconda parte della saga, infatti, si percepisce che il motivo per cui ora vuole diventare Hokage è quello di proteggere il villaggio.
-Queste "differenze" probabilmente danno un tocco di novità al mondo di "NARUTO" dal punto di vista dei lettori americani. Quando il ninja giapponese ha incontrato le varie culture straniere, sono diventati una nuova e diversa entità, dei "ninja mondiali". E quando la cultura del "ninja mondiale" ha incontrato "NARUTO", è nata una storia avvincente. È molto interessante vedere la reazione chimica causata dall'incrocio di culture.
Inoue: a quanto sembra, i ninja veri del passato non indossavano il cosiddetto "costume da ninja", né portavano la katana, ma indossavano gli stessi vestiti della gente comune e si mescolavano tra essa nelle città. Studiare questo aspetto "reale" dei ninja da un punto di vista accademico è compito dei ricercatori di storia.
Tuttavia, da ricercatore, trovo molto divertente trattare le idee di ninja presenti in racconti come "NARUTO" o in vari film. Forse, come dice Sho, le storie e le culture nascono dal non poter essere racchiuse in idee preconcette.
-Professore, la sua spiegazione mi ha aperto la mente ad una nuova interessante interpretazione di "NARUTO". Grazie!
Inoue: a quanto sembra, i ninja veri del passato non indossavano il cosiddetto "costume da ninja", né portavano la katana, ma indossavano gli stessi vestiti della gente comune e si mescolavano tra essa nelle città. Studiare questo aspetto "reale" dei ninja da un punto di vista accademico è compito dei ricercatori di storia.
Tuttavia, da ricercatore, trovo molto divertente trattare le idee di ninja presenti in racconti come "NARUTO" o in vari film. Forse, come dice Sho, le storie e le culture nascono dal non poter essere racchiuse in idee preconcette.
-Professore, la sua spiegazione mi ha aperto la mente ad una nuova interessante interpretazione di "NARUTO". Grazie!
Intervista e testo: Hotaka Sugimoto