Il mondo di Naruto
27/01/2023
"Non traduciamo 'dattebayo'". Una storia di conflitti e sfide mai menzionate nel manga "Naruto", raccontata dal suo redattore e dalla sua traduttrice
"Naruto",il manga giapponese che ha riscosso un enorme successo non solo in patria, ma anche nella scena internazionale.
Nella versione originale fanno la loro comparsa espressioni caratteristiche di alcuni personaggi, tra cui il "dattebayo" di Naruto e lo "shannaroo" di Sakura o i nomi di tecniche formati da combinazioni di kanji come "Rasengan".
Ma come vengono tradotte queste espressioni nelle varie lingue?
Oggi abbiamo invitato Alexis Kirsch, dipendente della casa editrice americana VIZ Media che si è occupato della pubblicazione della traduzione di "Naruto", e Mari Morimoto, traduttrice freelance, per parlare dei metodi per tradurre espressioni e aspetti culturali del Giappone e sul processo che porta alla pubblicazione di una versione straniera
Nella versione originale fanno la loro comparsa espressioni caratteristiche di alcuni personaggi, tra cui il "dattebayo" di Naruto e lo "shannaroo" di Sakura o i nomi di tecniche formati da combinazioni di kanji come "Rasengan".
Ma come vengono tradotte queste espressioni nelle varie lingue?
Oggi abbiamo invitato Alexis Kirsch, dipendente della casa editrice americana VIZ Media che si è occupato della pubblicazione della traduzione di "Naruto", e Mari Morimoto, traduttrice freelance, per parlare dei metodi per tradurre espressioni e aspetti culturali del Giappone e sul processo che porta alla pubblicazione di una versione straniera
<Profili>
・Alexis Kirsch
Assunto da VIZ Media nel 2009, è un redattore di fumetti esperto che ha lavorato su molte serie di successo di Shonen Jump, tra cui "Naruto", "Bleach" e "One Piece". Ha anche contribuito come traduttore a serie come "Death Note". Durante l'infanzia trascorsa in Giappone ha scoperto Weekly Shonen Jump, e si è appassionato di "Kinnikuman"; in seguito è diventato un grande fan di "Dragon Ball", "Video Girl Ai", "Rokudenashi Blues" e altre serie Jump. Dal 2022 è redattore capo della versione inglese di Shonen Jump.
Assunto da VIZ Media nel 2009, è un redattore di fumetti esperto che ha lavorato su molte serie di successo di Shonen Jump, tra cui "Naruto", "Bleach" e "One Piece". Ha anche contribuito come traduttore a serie come "Death Note". Durante l'infanzia trascorsa in Giappone ha scoperto Weekly Shonen Jump, e si è appassionato di "Kinnikuman"; in seguito è diventato un grande fan di "Dragon Ball", "Video Girl Ai", "Rokudenashi Blues" e altre serie Jump. Dal 2022 è redattore capo della versione inglese di Shonen Jump.
・Mari Morimoto
Nata in Giappone e cresciuta a New York, dopo la laurea in veterinaria alla Cornell University è tornata a New York e ha lavorato come veterinario per animali di piccola taglia, continuando nel frattempo il lavoro come traduttrice in inglese di manga che aveva iniziato mentre studiava all'università. Dal 2003 è stata impiegata come interprete ad eventi di anime convention, ed è tuttora attiva nell'interpretariato in vari settori, tra cui prevenzione di disastri naturali, cultura del bagno, spettacolo tradizionale e moderno ed effetti speciali. Esempi di altre produzioni in cui ha lavorato come traduttrice oltre a "Naruto" sono "Inuyasha", "Dragon Ball", "I Cavalieri dello Zodiaco", "Ayako" (candidato agli Eisner Award 2011), "Sailor Moon" (seconda metà della prima edizione Kodansha Comics, mentre ha collaborato alla prima metà con il ruolo di consulente). Negli ultimi anni ha anche tradotto e curato i sottotitoli per il docufilm "Haikai" e lavorato ad interviste extra, traduzioni varie e minutaggio per l'editing di making of in titoli come "Wonderful Life" (edizione Criterion Collection), "The Funeral", "Drive My Car"e "Cure".
Nata in Giappone e cresciuta a New York, dopo la laurea in veterinaria alla Cornell University è tornata a New York e ha lavorato come veterinario per animali di piccola taglia, continuando nel frattempo il lavoro come traduttrice in inglese di manga che aveva iniziato mentre studiava all'università. Dal 2003 è stata impiegata come interprete ad eventi di anime convention, ed è tuttora attiva nell'interpretariato in vari settori, tra cui prevenzione di disastri naturali, cultura del bagno, spettacolo tradizionale e moderno ed effetti speciali. Esempi di altre produzioni in cui ha lavorato come traduttrice oltre a "Naruto" sono "Inuyasha", "Dragon Ball", "I Cavalieri dello Zodiaco", "Ayako" (candidato agli Eisner Award 2011), "Sailor Moon" (seconda metà della prima edizione Kodansha Comics, mentre ha collaborato alla prima metà con il ruolo di consulente). Negli ultimi anni ha anche tradotto e curato i sottotitoli per il docufilm "Haikai" e lavorato ad interviste extra, traduzioni varie e minutaggio per l'editing di making of in titoli come "Wonderful Life" (edizione Criterion Collection), "The Funeral", "Drive My Car"e "Cure".
*Le interviste sono state condotte da remoto.
Chi crea le versioni straniere di "Naruto"
— Da fan di "Naruto" sono particolarmente interessato al modo in cui si decide di tradurre certe battute, ma credo anche che l'iter di pubblicazione di una traduzione sia sconosciuto a molti lettori. Innanzitutto, potete spiegarci ruoli e lavoro delle persone coinvolte nella pubblicazione?
Alexis: in linea di massima, un team è composto da 3 ruoli: traduttore, letterer e redattore.
Alexis: in linea di massima, un team è composto da 3 ruoli: traduttore, letterer e redattore.
Il traduttore traduce fedelmente il testo.
Il ruolo principale del letterer è rimuovere il testo e le onomatopee giapponesi, sostituirli con quelli inglesi e aggiustarne stile e dimensioni.
Infine, il redattore esegue il controllo finale, verificando l'assenza di errori ortografici o di ordine di battute.
Per fare un esempio tecnico, quando ho cominciato ad occuparmi di traduzione di "Naruto", i dati del testo originale non erano ancora divisi in strati. Questo significava dover cancellare a mano non solo i testi ma anche le onomatopee sugli sfondi, quindi potete immaginare quanto fosse faticoso il lavoro del letterer. Al giorno d'oggi, però, i dati che riceviamo sono in versione digitale, con strati separati per lo sfondo e ogni singolo personaggio, il che semplifica un po' il lavoro. Inoltre, essere in grado di modificare liberamente ogni singolo strato porta anche ad una maggior efficienza.
Mari: tra l'altro, in origine oltre a traduttore, letterer e redattore, c'era il rewriter. Il suo ruolo consisteva nel modificare la traduzione del traduttore per renderla più scorrevole, qualcosa di simile al revisore in Giappone. Ma ora quel lavoro è diviso fra traduttore e redattore, e il dream team (ride) è formato da 3 persone.
— La divisione dei ruoli sembra piuttosto chiara, ma la distinzione è davvero così netta? I membri non lavorano mai insieme?
Alexis: il traduttore e il redattore lavorano spesso insieme. Per esempio, quando il traduttore deve traslitterare in alfabeto il nome di un personaggio o di una tecnica, il redattore può chiedere al traduttore di inserire una nota per rendere il significato più chiaro al lettore.
Mari: o il traduttore dice al redattore "inseriamola!" (ride)
Alexis: sì, succede anche questo. Invece il letterer non lavora quasi mai con gli altri, però in qualche caso, per esempio quando chiede una modifica del design per riunire una narrazione in serie in un tankobon, coopera col gruppo. In realtà, non è raro che in questi casi, rileggendo, ci si accorga di aver tralasciato dei dettagli fondamentali. Per esempio, se ci rendiamo conto che un segreto importante è stato precedentemente tradotto in altro modo, eseguiamo le correzioni di piccoli errori non rilevati nella narrazione in serie che tolgono senso alla storia, di onomatopee o quant'altro in occasione dell'uscita del tankobon effettuiamo le modifiche del caso per ridare alla storia quella coerenza persa durante la traduzione capitolo per capitolo.
— Anche in Giappone qualche volta capita di effettuare correzioni durante la redazione dei tankobon, per cui immagino che questo comporti delle conseguenze anche per il vostro lavoro.
Mari: in certi casi al momento della vendita del tankobon ci sono dei cambiamenti ai disegni o ai dialoghi, o aggiunte di onomatopee, verificare queste cose è compito del traduttore.
Il ruolo principale del letterer è rimuovere il testo e le onomatopee giapponesi, sostituirli con quelli inglesi e aggiustarne stile e dimensioni.
Infine, il redattore esegue il controllo finale, verificando l'assenza di errori ortografici o di ordine di battute.
Per fare un esempio tecnico, quando ho cominciato ad occuparmi di traduzione di "Naruto", i dati del testo originale non erano ancora divisi in strati. Questo significava dover cancellare a mano non solo i testi ma anche le onomatopee sugli sfondi, quindi potete immaginare quanto fosse faticoso il lavoro del letterer. Al giorno d'oggi, però, i dati che riceviamo sono in versione digitale, con strati separati per lo sfondo e ogni singolo personaggio, il che semplifica un po' il lavoro. Inoltre, essere in grado di modificare liberamente ogni singolo strato porta anche ad una maggior efficienza.
Mari: tra l'altro, in origine oltre a traduttore, letterer e redattore, c'era il rewriter. Il suo ruolo consisteva nel modificare la traduzione del traduttore per renderla più scorrevole, qualcosa di simile al revisore in Giappone. Ma ora quel lavoro è diviso fra traduttore e redattore, e il dream team (ride) è formato da 3 persone.
— La divisione dei ruoli sembra piuttosto chiara, ma la distinzione è davvero così netta? I membri non lavorano mai insieme?
Alexis: il traduttore e il redattore lavorano spesso insieme. Per esempio, quando il traduttore deve traslitterare in alfabeto il nome di un personaggio o di una tecnica, il redattore può chiedere al traduttore di inserire una nota per rendere il significato più chiaro al lettore.
Mari: o il traduttore dice al redattore "inseriamola!" (ride)
Alexis: sì, succede anche questo. Invece il letterer non lavora quasi mai con gli altri, però in qualche caso, per esempio quando chiede una modifica del design per riunire una narrazione in serie in un tankobon, coopera col gruppo. In realtà, non è raro che in questi casi, rileggendo, ci si accorga di aver tralasciato dei dettagli fondamentali. Per esempio, se ci rendiamo conto che un segreto importante è stato precedentemente tradotto in altro modo, eseguiamo le correzioni di piccoli errori non rilevati nella narrazione in serie che tolgono senso alla storia, di onomatopee o quant'altro in occasione dell'uscita del tankobon effettuiamo le modifiche del caso per ridare alla storia quella coerenza persa durante la traduzione capitolo per capitolo.
— Anche in Giappone qualche volta capita di effettuare correzioni durante la redazione dei tankobon, per cui immagino che questo comporti delle conseguenze anche per il vostro lavoro.
Mari: in certi casi al momento della vendita del tankobon ci sono dei cambiamenti ai disegni o ai dialoghi, o aggiunte di onomatopee, verificare queste cose è compito del traduttore.
Perché "螺旋丸" è tradotto con "Rasengan"?
― Bene, ora che abbiamo capito i ruoli del lavoro di traduzione, finalmente possiamo chiedervi dettagli sui contenuti delle traduzioni. "Naruto" è ricco non solo di personaggi con un modo di parlare peculiare, ma anche di nomi di tecniche con molti kanji che rendono ostica la traduzione in inglese. Intanto, in base a cosa decidete se sia meglio traslitterare o tradurre a senso?
Alexis: in verità non abbiamo una regola fissa. Piuttosto, ci assicuriamo di mantenere lo spirito della serie in tutti i casi.
Se "Naruto" fosse una serie di ambientazione occidentale, credo che localizzeremmo i nomi coerentemente con l'ambientazione. Tuttavia, dal momento che la storia è ambientata in Giappone e i protagonisti sono dei ninja, piuttosto che tradurre "ナルト" ci limitiamo a traslitterarlo in "Naruto".
Tuttavia, per i nomi delle tecniche decidiamo caso per caso, tenendo conto del fatto che i fan e i lettori potrebbero preferire un nome facile da pronunciare.
Per esempio, la tecnica caratteristica di Naruto, il "螺旋丸", viene traslitterata come "Naruto", data la facilità di pronuncia per i lettori anglofoni.
Alexis: in verità non abbiamo una regola fissa. Piuttosto, ci assicuriamo di mantenere lo spirito della serie in tutti i casi.
Se "Naruto" fosse una serie di ambientazione occidentale, credo che localizzeremmo i nomi coerentemente con l'ambientazione. Tuttavia, dal momento che la storia è ambientata in Giappone e i protagonisti sono dei ninja, piuttosto che tradurre "ナルト" ci limitiamo a traslitterarlo in "Naruto".
Tuttavia, per i nomi delle tecniche decidiamo caso per caso, tenendo conto del fatto che i fan e i lettori potrebbero preferire un nome facile da pronunciare.
Per esempio, la tecnica caratteristica di Naruto, il "螺旋丸", viene traslitterata come "Naruto", data la facilità di pronuncia per i lettori anglofoni.
Mari: a dire il vero, per "螺旋丸" abbiamo valutato molte traduzioni, ma una traduzione a senso risulta talmente lunga da non stare più nel balloon. Questo, insieme alla questione della pronuncia, è uno dei fattori che ci hanno spinto a optare per la traslitterazione in "Rasengan".
Alexis: per tecniche diverse dal "Rasengan", usiamo sia la traslitterazione che la traduzione, lasciando al letterer il compito di modificarle in modo tale da farle entrare nei vari balloon.
― Quindi è importante non solo lo spirito della serie, ma anche l'equilibrio con il design dei fumetti.
Mari: oltre ai balloon, c'è anche la questione della coerenza con l'anime. Anche in Nord America la versione anime è iniziata poco dopo l'uscita dei tankobon di "Naruto", ma la storia nell'anime procedeva così velocemente che alla fine ha superato i tankobon, e noi abbiamo dovuto usare per quanto possibile i nomi di tecniche e i vocaboli già visti nell'anime.
Alexis: per tecniche diverse dal "Rasengan", usiamo sia la traslitterazione che la traduzione, lasciando al letterer il compito di modificarle in modo tale da farle entrare nei vari balloon.
― Quindi è importante non solo lo spirito della serie, ma anche l'equilibrio con il design dei fumetti.
Mari: oltre ai balloon, c'è anche la questione della coerenza con l'anime. Anche in Nord America la versione anime è iniziata poco dopo l'uscita dei tankobon di "Naruto", ma la storia nell'anime procedeva così velocemente che alla fine ha superato i tankobon, e noi abbiamo dovuto usare per quanto possibile i nomi di tecniche e i vocaboli già visti nell'anime.
Quanti modi ci sono di tradurre in inglese "dattebayo"?
—NARUTO è famoso per il tic verbale del personaggio del titolo, "dattebayo", e i fan giapponesi spesso parlano di come è stato tradotto in inglesecome "Credici ". Puoi raccontarci come è avvenuta quella traduzione?
― In "Naruto" "dattebayo" è la famosa espressione tipica di Naruto, ma in passato era nota ai fan giapponesi la traduzione inglese "believe it". Perché è stata tradotta così?
Alexis: a dire il vero, "believe it" è usato nell'anime e non nel manga.
Credo che la scelta di tradurlo in "believe it" nasca da un'esigenza del doppiaggio, la necessità di adeguare le battute ai movimenti della bocca.
― Allora come traducete "dattebayo" nel manga?
Mari: a dirla tutta, non c'è una traduzione fissa.
― Sul serio!?
Mari: io ho iniziato a tradurre "Naruto" dal secondo volume, ma quando ho letto il primo volume fatto dal traduttore precedente, ho notato che "dattebayo" non era tradotto.
Quando ho chiesto al redattore mi ha detto che c'era stata una discussione su come tradurlo, e che alla fine si era deciso di non farlo.
Però in qualche scena il "dattebayo" diventa essenziale, quindi, anche se di solito non lo traduciamo, lo facciamo quando necessario. In questi casi lo traducevamo con "I tell ya", ma in giapponese suonerebbe qualcosa come "dakara sou ittenda!", un'espressione che non mi è parso di vedere o sentire quasi mai.
— Oltre al "dattebayo" ci sono altre espressioni tipiche, come il "kore!" di Konohamaru, lo "shannaroo" di Sakura o l' "usuratonkachi" di Sasuke. Anche queste non vengono tradotte?
Mari: il "kore!" di Konohamaru era tradotto con "right? (sou deshou?)" all'inizio.
― In "Naruto" "dattebayo" è la famosa espressione tipica di Naruto, ma in passato era nota ai fan giapponesi la traduzione inglese "believe it". Perché è stata tradotta così?
Alexis: a dire il vero, "believe it" è usato nell'anime e non nel manga.
Credo che la scelta di tradurlo in "believe it" nasca da un'esigenza del doppiaggio, la necessità di adeguare le battute ai movimenti della bocca.
― Allora come traducete "dattebayo" nel manga?
Mari: a dirla tutta, non c'è una traduzione fissa.
― Sul serio!?
Mari: io ho iniziato a tradurre "Naruto" dal secondo volume, ma quando ho letto il primo volume fatto dal traduttore precedente, ho notato che "dattebayo" non era tradotto.
Quando ho chiesto al redattore mi ha detto che c'era stata una discussione su come tradurlo, e che alla fine si era deciso di non farlo.
Però in qualche scena il "dattebayo" diventa essenziale, quindi, anche se di solito non lo traduciamo, lo facciamo quando necessario. In questi casi lo traducevamo con "I tell ya", ma in giapponese suonerebbe qualcosa come "dakara sou ittenda!", un'espressione che non mi è parso di vedere o sentire quasi mai.
— Oltre al "dattebayo" ci sono altre espressioni tipiche, come il "kore!" di Konohamaru, lo "shannaroo" di Sakura o l' "usuratonkachi" di Sasuke. Anche queste non vengono tradotte?
Mari: il "kore!" di Konohamaru era tradotto con "right? (sou deshou?)" all'inizio.
Lui appare nel seguito "Boruto" come maestro, e lì traduciamo il suo "kore!" con "eh?". Più che una vera parola, lo consideriamo una sorta di onomatopea di uso comune nel parlato informale. Lo traduciamo più spesso del "dattebayo", seppur tenendo a mente che non è necessario tradurlo fedelmente in tutte le scene.
Riguardo allo "shannaroo", se l'avessi tradotto letteralmente come volevo ci sarebbe stato quasi certamente un problema col codice di pubblicazione (ride), quindi abbiamo usato la stessa traduzione usata nel primo volume ("oh yeah!").
Riguardo allo "shannaroo", se l'avessi tradotto letteralmente come volevo ci sarebbe stato quasi certamente un problema col codice di pubblicazione (ride), quindi abbiamo usato la stessa traduzione usata nel primo volume ("oh yeah!").
Mi sembra di ricordare che all'inizio sia stato tradotto una volta con "holy crap"... Quella volta ho pensato che gli era andata bene che fosse stato pubblicato (ride).
Anche per l' "usuratonkachi" di Sasuke abbiamo usato traduzioni diverse a seconda dei casi, come sostituirlo con il giapponese "aho", "doukemono" eccetera.
Anche per l' "usuratonkachi" di Sasuke abbiamo usato traduzioni diverse a seconda dei casi, come sostituirlo con il giapponese "aho", "doukemono" eccetera.
― Perché non traducete tutte queste espressioni tipiche dei personaggi, ma ne scegliete solo alcune?
Mari: per un motivo simile a quello dei nomi delle tecniche, se traducessimo tutti i "kore!" di Konohamaru le battute non entrerebbero nei balloon. Per cui, lo facciamo solo in scene importanti.
Per esempio, nel caso di Konohamaru, nel primo episodio di "Boruto" c'è una scena in cui Boruto fraintende il senso del suo "kore!" e gli risponde per le rime. In quel contesto il dialogo non avrebbe avuto senso senza il "kore!", per cui lo abbiamo tradotto.
Mari: per un motivo simile a quello dei nomi delle tecniche, se traducessimo tutti i "kore!" di Konohamaru le battute non entrerebbero nei balloon. Per cui, lo facciamo solo in scene importanti.
Per esempio, nel caso di Konohamaru, nel primo episodio di "Boruto" c'è una scena in cui Boruto fraintende il senso del suo "kore!" e gli risponde per le rime. In quel contesto il dialogo non avrebbe avuto senso senza il "kore!", per cui lo abbiamo tradotto.
― Il "dattebayo" e il "kore!" non si usano nel giapponese comune e hanno solo senso in "Naruto", ma come fate con il dialetto del Kansai parlato da Gamamaru e Shima?
Mari: il dialetto del Kansai è un argomento molto discusso fra traduttori e redattori, non essendoci un corrispettivo esatto in inglese. La mia opinione personale è che sia simile ai dialetti e parlate del sud degli Stati Uniti, per cui l'ho tradotto con quelle sfumature. A dirla tutta anche io sono nata nel Kansai, quindi posso dirlo a buon titolo (ride).
Mari: il dialetto del Kansai è un argomento molto discusso fra traduttori e redattori, non essendoci un corrispettivo esatto in inglese. La mia opinione personale è che sia simile ai dialetti e parlate del sud degli Stati Uniti, per cui l'ho tradotto con quelle sfumature. A dirla tutta anche io sono nata nel Kansai, quindi posso dirlo a buon titolo (ride).
― Interessante! Ci sono altri esempi simili di traduzioni peculiari?
Mari: sì, quando abbiamo tradotto il "Maestro Sopracciglione" riferito a Gai Maito come "Uber brow". Però è successo così tanto tempo fa che non ricordo bene se l'abbia fatto io o se sia stato il letterer o il redattore dell'epoca a farlo (ride).
Mari: sì, quando abbiamo tradotto il "Maestro Sopracciglione" riferito a Gai Maito come "Uber brow". Però è successo così tanto tempo fa che non ricordo bene se l'abbia fatto io o se sia stato il letterer o il redattore dell'epoca a farlo (ride).
Siamo abituati a sentire questa parola grazie ad "Uber Eats", ma proviene dal tedesco "über" ed è attualmente in uso nello slang inglese col significato di "super".
Un altro esempio è la scena in cui la Quinta Mizukage sente "konki 根気 (energia)" da Ao e lo confonde con un altro "konki 婚期 (età da marito)", per cui capisce che "il fidanzamento sarà ritardato", lì abbiamo usato la parola Japanglish "old miss" e tradotto con lo slang "old maid" che ha un suono simile.
Un altro esempio è la scena in cui la Quinta Mizukage sente "konki 根気 (energia)" da Ao e lo confonde con un altro "konki 婚期 (età da marito)", per cui capisce che "il fidanzamento sarà ritardato", lì abbiamo usato la parola Japanglish "old miss" e tradotto con lo slang "old maid" che ha un suono simile.
Come tradurre "演歌"? La nota inserita dopo molti dubbi
― Ora vorremmo chiedervi di più sulla localizzazione, ovvero come riuscite a spiegare in inglese le unicità della cultura giapponese che si trovano nella serie. Per esempio, c'è una scena in cui Orochimaru chiede al meticoloso Kabuto "Tu devi essere un gruppo A...?". Giudicare il carattere delle persone in base al gruppo sanguigno è una cosa tipicamente giapponese.
Mari: in effetti in Occidente non c'è una cultura che collega carattere e gruppo sanguigno, ma nei test caratteriali qualche volta si viene separati in base al "tipo" di persona, quindi abbiamo indicato il tipo di carattere traducendo non con "gruppo A" ma con "tipo A".
Mari: in effetti in Occidente non c'è una cultura che collega carattere e gruppo sanguigno, ma nei test caratteriali qualche volta si viene separati in base al "tipo" di persona, quindi abbiamo indicato il tipo di carattere traducendo non con "gruppo A" ma con "tipo A".
Inoltre, "Naruto" è indubbiamente ambientato in Giappone essendo una storia di ninja, ma a dire il vero non ci sono molti riferimenti ad aspetti peculiari della cultura giapponese. Un esempio potrebbe essere "Ichiraku Ramen"? I fan stranieri di manga e anime lo conoscono già, per cui non c'era bisogno di localizzarlo e non ha rappresentato un problema in generale.
― In certi casi si vedono personaggi imitare celebrità giapponesi, anche questi non sono stati un problema?
Mari: vi riferite a Sabu, il Ninja cantante enka. Il difficile non è stato tanto spiegare che è un omaggio al cantante enka giapponese Saburo Kitajima, quanto tradurre la parola "enka".
― In certi casi si vedono personaggi imitare celebrità giapponesi, anche questi non sono stati un problema?
Mari: vi riferite a Sabu, il Ninja cantante enka. Il difficile non è stato tanto spiegare che è un omaggio al cantante enka giapponese Saburo Kitajima, quanto tradurre la parola "enka".
Come si vede qui sotto, la battuta originale includeva già una spiegazione di cosa sia un enka, ma se avessimo solo traslitterato "enka" il senso della battuta non si sarebbe capito, quindi abbiamo usato la traduzione letterale "en the ka" e aggiunto una nota che spiega come derivi dall'unione dei due kanji "esibirsi" e "canzone".
Alexis: a proposito di Sabu, mi sono ricordato una cosa di Killer Bee. Quando facevamo le ultime modifiche ai suoi rap, oltre al lavoro di letterer, traduttore e redattore come detto all'inizio, usavamo anche la consulenza di una persona che aveva esperienza di produzione di cartoni animati negli Stati Uniti.
Mari: le battute di Killer Bee sono un rap, quindi le traduzioni non solo devono avere senso, ma devono anche essere modificate per essere in rima. Essendo gli USA la patria del rap, quelle traduzioni ci mettevano una certa pressione (ride). Fu un duro lavoro, ma molto divertente.
Mari: le battute di Killer Bee sono un rap, quindi le traduzioni non solo devono avere senso, ma devono anche essere modificate per essere in rima. Essendo gli USA la patria del rap, quelle traduzioni ci mettevano una certa pressione (ride). Fu un duro lavoro, ma molto divertente.
Salvati dalle "illustrazioni guida" del maestro Kishimoto
― Da quello che dite, sembrerebbe che il contenuto della traduzione e anche della localizzazione vari parecchio a seconda delle caratteristiche e della sensibilità di chi ci lavora.
Mari: direi di sì. Fra traduttori esiste la battuta "se dai una pagina originale a 10 traduttori, avrai 25 traduzioni diverse" ed è proprio così. Io stessa qualche volta ho provato a ritradurre, e ho pensato che il risultato era totalmente diverso da quello precedente...!
Inoltre, penso che anche il curriculum di un traduttore sia un fattore di diversità. Per esempio nel mio caso capita che, avendo tradotto manga per ragazzi per molto tempo, se devo tradurre un manga per ragazze usi espressioni maschili. Credo che sia perché sono abituata al linguaggio sboccato tipico dei manga per ragazzi, se invece chiedete a mia madre vi dirà che è perché sono un maschiaccio (ride).
― Quali sono le cose importanti e da tenere in mente in questo complesso lavoro di traduzione?
Alexis: io, come accennato poco fa, faccio sempre attenzione a far sì che le parole e le espressioni usate mantengano lo spirito dell'originale.
Mari: per "Naruto", il maestro Masashi Kishimoto fin dall'inizio ci ha fornito delle illustrazioni guida delle ambientazioni e dei personaggi non solo per i tankobon, ma anche per ogni singolo episodio della serie. Sono state materiale prezioso non solo per i lettori, ma anche per noi traduttori e redattori per comprendere il mondo di questa storia.
Mari: direi di sì. Fra traduttori esiste la battuta "se dai una pagina originale a 10 traduttori, avrai 25 traduzioni diverse" ed è proprio così. Io stessa qualche volta ho provato a ritradurre, e ho pensato che il risultato era totalmente diverso da quello precedente...!
Inoltre, penso che anche il curriculum di un traduttore sia un fattore di diversità. Per esempio nel mio caso capita che, avendo tradotto manga per ragazzi per molto tempo, se devo tradurre un manga per ragazze usi espressioni maschili. Credo che sia perché sono abituata al linguaggio sboccato tipico dei manga per ragazzi, se invece chiedete a mia madre vi dirà che è perché sono un maschiaccio (ride).
― Quali sono le cose importanti e da tenere in mente in questo complesso lavoro di traduzione?
Alexis: io, come accennato poco fa, faccio sempre attenzione a far sì che le parole e le espressioni usate mantengano lo spirito dell'originale.
Mari: per "Naruto", il maestro Masashi Kishimoto fin dall'inizio ci ha fornito delle illustrazioni guida delle ambientazioni e dei personaggi non solo per i tankobon, ma anche per ogni singolo episodio della serie. Sono state materiale prezioso non solo per i lettori, ma anche per noi traduttori e redattori per comprendere il mondo di questa storia.
Anche se il fatto che non ci fossero dialoghi ma solo lunghe file di caratteri ha reso la vita difficile a noi traduttori (ride).
Eppure, decidere se tradurre o no resta difficile
― Fin qui vi abbiamo fatto domande sui retroscena della pubblicazione di "Naruto". Ripensando a quel periodo, c'è qualcosa che vorreste provare a fare se aveste la possibilità di ripubblicarlo?
Mari: vorrei mettere dietro ogni tankobon o in un glossario online il significato giapponese di tutti i nomi di personaggi, luoghi e tecniche. I nomi scritti in katakana come Naruto o Sasuke, ma soprattutto i nomi in kanji. Per esempio, abbiamo riportato "Orochimaru" in alfabeto, ma se anche il senso dei caratteri del suo nome fosse tradotto se ne capirebbe l'origine e quindi il personaggio stesso. Il fatto che la traslitterazione faccia perdere questo aspetto è un peccato.
Mari: vorrei mettere dietro ogni tankobon o in un glossario online il significato giapponese di tutti i nomi di personaggi, luoghi e tecniche. I nomi scritti in katakana come Naruto o Sasuke, ma soprattutto i nomi in kanji. Per esempio, abbiamo riportato "Orochimaru" in alfabeto, ma se anche il senso dei caratteri del suo nome fosse tradotto se ne capirebbe l'origine e quindi il personaggio stesso. Il fatto che la traslitterazione faccia perdere questo aspetto è un peccato.
― In effetti, i kanji del nome "Orochimaru" descrivono la sua tecnica ninja.
Mari: tuttavia, c'è un certo numero di fan sfegatati che verifica da solo l'origine dei nomi. Loro si divertono a fare questo tipo di controlli, per cui è anche bello lasciargli questo piacere.
Alexis: nel caso di serie di successo globale come "Naruto", decidere cosa tradurre e cosa no è un problema complesso. Un grande numero di fan significa anche una grande divergenza di opinioni... come ha appena detto Mari, ci sarà chi vorrebbe che il significato dei kanji e della cultura giapponese fossero presenti, e chi vorrebbe nomi facili da leggere.
Mari: all'inizio di "Naruto" traducevamo quasi tutto il giapponese presente anche sulle insegne dei negozi o sulle bacheche negli sfondi, ma ad un certo punto abbiamo iniziato a lasciarne di più come nell'originale. Li traducevamo nelle scene dove erano importanti, ma sia io che Alexis pensiamo che lasciarli come sono trasmetta meglio il senso dell'ambientazione e della cultura giapponese. Trovare un bilanciamento fra tradurre e non è veramente molto difficile.
― Alexis e Mari, dopo "Naruto", stanno ora traducendo "Boruto". La loro sfida nel consegnare ai fan americani la loro amata serie continua.
Mari: tuttavia, c'è un certo numero di fan sfegatati che verifica da solo l'origine dei nomi. Loro si divertono a fare questo tipo di controlli, per cui è anche bello lasciargli questo piacere.
Alexis: nel caso di serie di successo globale come "Naruto", decidere cosa tradurre e cosa no è un problema complesso. Un grande numero di fan significa anche una grande divergenza di opinioni... come ha appena detto Mari, ci sarà chi vorrebbe che il significato dei kanji e della cultura giapponese fossero presenti, e chi vorrebbe nomi facili da leggere.
Mari: all'inizio di "Naruto" traducevamo quasi tutto il giapponese presente anche sulle insegne dei negozi o sulle bacheche negli sfondi, ma ad un certo punto abbiamo iniziato a lasciarne di più come nell'originale. Li traducevamo nelle scene dove erano importanti, ma sia io che Alexis pensiamo che lasciarli come sono trasmetta meglio il senso dell'ambientazione e della cultura giapponese. Trovare un bilanciamento fra tradurre e non è veramente molto difficile.
― Alexis e Mari, dopo "Naruto", stanno ora traducendo "Boruto". La loro sfida nel consegnare ai fan americani la loro amata serie continua.
Intervista e testo: chanmei